Il Vasetto di Pandora – Note di Regia
Il mondo è finito, 23 i sopravvissuti in tutto il pianeta. Sei di questi, affamati e disperati, sperano in un guizzo di vita cercando di ritrovare le origini di qualcosa che sembra essere definitivamente scomparso: il teatro.
Metafora, certo, di ben altro.
E così, nel dipanarsi fra privato e pubblico il suono di un grande dolore si sbriciola nello scolapasta di un arcobaleno, a suggellare il sudore del buon senso che sogghigna a braccetto con il non-senso.
Babele di dialetti, paradossi. Il ruggito della commedia dell’arte impone i suoi ritmi, i suoi colori e la sua comicità. Ma dietro il riso aleggia l’impotenza e la schiavitù.
Una parabola sull’ovvietà che, mascherando la sua evidenza, come sempre si cela a favore di interminabili dialettiche.
Di scena ’Il Vasetto di Pandora’ di Luciano Capponi, autore e regista indubitabilmente ‘di frontiera’, che continua a sorprendere spettatori (e non) con i suoi coup de théâtre, quei suoi racconti imprevedibili, capaci di rilanciare la mente aldilà dei propri ostacoli.
Questa volta porta in scena, forse per la prima volta a teatro, la teoria apocalittica della fine del mondo, insieme a una curiosa ipotesi di sopravvivenza.
‘Il vasetto di Pandora’, per chi ha occhi per vedere e cuore per sentire, è una favola divertente (inquietante?) sul futuro non tanto remoto dell’umanità, un racconto sarcastico ed esilarante sui sopravvissuti all’ultimo cataclisma.
Una fortuna assistervi in anteprima e immaginare di essere tra quei 23 fortunati (fortunati?) scampati all’estinzione.
Nello spettacolo, una manciata di impavidi controeroi si confronteranno non solo con la scarsità di risorse e di cibo, ma con gli inganni della mente che, soli sopravvissuti alla fine, resteranno a testimoniare l’ultimo ‘pit stop’ della razza umana. Fine della storia. Fine delle parole. Fine dei maestri. Fine.
La domanda è d’obbligo: ‘Riusciranno i nostri eroi….?’
Forse loro no, ma noi, parafrasando una celebre dichiarazione, ‘noi… speriamo che ce la caviamo’…